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Feltrosa
2009: diario di bordo.
La quarta edizione della convention annuale inizia con un lungo viaggio:
dal Canton Ticino, dall’isola di Cres, da Roma, Napoli, Milano,
Torino, Firenze … le feltraie convergono a Barcis, un piccolo
e molto curato paese della Valcellina.
Si inizia mercoledì 13 maggio, con due corsi pre-conferenza,
le due tutor invitate ad animarli, Agostina Zwilling e Sara Lechner
sono già sul posto, da qualche ora. La quindicina di iscritte
giungono alla spicciolata, piene di curiosità e voglia di mettersi
alla prova. Hanno tutte esperienza, qualcuna ha un laboratorio in cui
produrre e vendere le proprie creazioni, quasi tutte hanno già
preso parte a edizioni passate di Feltrosa, così, all’arrivo,
si salutano festosamente e si aggiornano su quanto fatto e sperimentato
dal maggio scorso.
Alle due si inizia: nei due spazi allestiti per i corsi si trovano esempi
dei lavori a cui ispirarsi, pannelli e piccole creazioni realizzate
ad ago da Sara Lechner, artista argentina residente in Austria ed esperta
nelle tecniche a secco. I suoi lavori si trovano ampiamente illustrate
sul web e su una bella monografia illustrata stampata dalla casa editrice
tedesca Maro Verlag.
L’insegnate spiega come usare la macchina da cucire dotata di
un speciale piedino guarnito di aghi barbati da feltro. Mostra anche
un semplice attrezzino manuale, meno efficace ma economico, che monta
cinque aghi e si usa su di una spazzola apposita.
Lana cardata, fili, tessuti e ritagli: tutto si può inglobare,
rapidamente e stabilmente, così presto iniziano i primi sperimenti
e le due macchine da cucire ronzano incessanti.
Nell’altra stanza Agostina Zwilling avvia il corso con una proiezione
di immagini a cui ispirarsi e alcuni suoi lavori arricchiti da effetti
positivo/negativo, grafismi, trasparenze, intagli ed applicazioni.
Tutte le partecipanti iniziano tracciando su carta delle linee e sperimentando
l’uso di diversi pennelli e pennini, al fine di ottenere tratti
fini e pennellate ampie, che in seguito saranno trasferiti su stoffa.
Vengono sperimentate tinture con riserve nel forno a microonde, l’uso
della gutta, della cera a caldo, di fissanti e del vapore, per stabilizzare
il colore. Lo scopo del workshop è far emergere in ognuna un
proprio tratto, una scelta grafica personale.
Alle otto di sera il laboratorio è più che mai animato,
le allieve con rammarico si organizzano per la cena, ma si ripromettono
di tornare a lavorare dopo il pasto.
2° giorno
Il lavoro notturno, spinto fino quasi la mezzanotte ha prodotto quattro
pannelli in seta per ogni partecipante, dipinti e decorati con le diverse
tecniche.
La mattina è dedicata alla tintura della lana, della seta e al
fissaggio a vapore delle stampe.
Vengono acquistate le lane, in modo che i colori siano coerenti al progetto,
si studiano i piazzamenti e la scelte grafiche, qualcuno prepara dei
prefeltri, così presto i corridoi sono invasi da feltraie che
stendono lana su ampie superfici: il pomeriggio prosegue in questo modo,
ognuna assorta nel proprio lavoro.
Nella stanza animata da Sara Lechner si continua a far ronzare le due
embellisher, ma ben presto i piccoli e preziosi pannelli vengono assemblati
in figure e bamboline, qualcuno anima le forme con del filo metallico,
altri preferiscono realizzare oggetti bidimesionali decorati con perline,
ricami e inserimento di tessuti.
Arrivano i badge colorati realizzati da Silvia Giorgetta, vincitrice
del concorso Un Badge per Feltrosa, la lana fornita dalla azienda pratese
Gruppo Colle ha colori diversi e brillanti: verde per coloro che lavorano
con Sara, violetto per chi è impegnato con Agostina.
Giungono anche i primi visitatori, coloro che non potranno venire a
Barcis nel finesettimana, e si dirigono verso la stanza in cui sono
allestiti i banchetti dei fornitori, fanno qualche acquisto e ammirano
la rivista tedesca FUN, completamente dedicata al feltro, presentata
da Marion Käsmayr, la redattrice.
3° giorno
Le iscritte al corso Feltrografia concludono il lavoro, qualcuna aiutata
dalle colleghe più svelte, e infine, prima del pranzo, si allineano
per la foto di rito, mostrando ampi e colorati arazzi in cui sono inglobati
i tessuti stampati il giorno precedente.
Nel pomeriggio viene allestita la mostra di A.T.E.L.I.E.R.g, mentre
giungono le feltraie, a piccoli gruppi. Come stabilito si inaugura la
mostra Crowning Glory, alla presenza delle autorità, fra i flash
dei fotografi e commenti ammirati e subito dopo ci dirigiamo verso uno
dei ristoranti del paese per un’ottima ed abbondante cena (qualcuno
insinua che sia una menù da banchetto nuziale) e dopo rientriamo
nella sala conferenze della foresteria per una presentazione sul Premio
Valcellina, seguita da una sul Grupa Ruta, un collettivo di artigiane
dall’isola di Cres, in Croazia. In quel paese il feltro non è
un’arte diffusa e le due responsabili giunte a Feltrosa sono delle
vere e proprie pioniere!
4° giorno
Sabato 14 maggio: è arrivato il grande giorno, tutti si impegnano
nei laboratori!
Le insegnanti mostrano esempi a cui ispirarsi, gli iscritti iniziano
a lavorare, alacremente. Gli spazi sono angusti, ma l’allegria
è tanta, così si riesce anche ad accogliere qualche discreto
visitatore. Nella stanza conferenze Agostina Zwilling con ben quattordici
iscritte realizza borse ‘feltrigami’, un progetto ambizioso
che viene completato brillantemente da tutte. Due pezzi di prefeltro
prodotti in precedenza vengono tagliati ed assemblati nel modo indicato
dall’insegnante, prima di procedere ad un ulteriore infeltrimento
ed alla follatura; il lavoro procede incalzante, ed all’ora prestabilita
le borse appena completate vengono stirate e si passa a cucire i manici.
Qualcuno ha usato lana merinos fine i begli accostamenti di colore,
altri lana più rustica, è un successo in ogni caso.
Fuori, in corridoio, Marina Costantino distribuisce pezzi di tessuto
da lei realizzato, a coloro che non hanno portato ritagli di stoffe
adatte ad esser combinate con il feltro. Un gruppo decide di confezionare
una borsa e si dirige verso la stanza dei fornitori ad acquistare lana
bergschaf, colorata o nelle tonalità naturali, altre lavorano
lane fini e creano delle sciarpe. Solo una decide di realizzare un arazzo,
con un ritaglio di lana quadrettata mohair e della lana beje, di razza
karakul: un lavoro impegnativo ma che da risultati interessanti, i drappeggi
che Marina ha suggerito aggiungono valore tridimensionale alla composizione
e danno un tocco molto personale alle borse.
In un’altra ala del corridoio Sigrid Bannier mostra alcuni propri
lavori, poi inizia a distribuire chiffon impalpabile e coloratissimo.
Presto gli allievi iniziano a ritagliare delle forme e un gran numero
di frammenti che poi verranno composti sul tavolo in più strati
e rivestiti di poca lana merinos per creare delle sciarpe. E’
molta la curiosità e la sorpresa alla conclusione del lavoro:
il risultato si vedrà solo alla fine, dopo un intenso lavoro
di rullatura, qualcuna afferma di aver superato un tabù: si possono
sovrapporre più strati di stoffa, alla fine del lavoro la sciarpa
è ben compatta ed ha inglobato senza difficoltà la seta.
Infine, in una saletta si trova Sara Lechner con un bel gruppo di entusiaste
allieve, così le due macchine embellisher lavorano senza sosta,
come anche le macchinette manuali ad aghi: ne scaturiscono un gran numero
di preziosi inserti decorati, arricchiti da ricami e aggiunta di perline.
Qualcuna ha un gusto più grafico e aggiunge lana in colori vibranti
su una base di maglia ricavata da vecchi maglioni. Alla conclusione
della giornata molte commentano che il laboratorio ha aperto loro un
mondo decorativo nuovo, una serie di idee da approfondire e da combinare
con il feltro ad umido.
Alle 18,30 tutti i lavori vengono condotti all’aperto, la giornata
un po’ nuvolosa ci ha comunque risparmiato la pioggia, così
si commentano in piena comodità i laboratori appena conclusi
e si fotografano feltrai e feltri. Molti i commenti entusiastici, davanti
ai lavori realizzati: Monica si fa fotografare con la propria ‘feltrigami’
appoggiata in testa a mo’ di cappello, Daniela sfoggia dei fantasmagorici
orecchini in filo di metallo e feltro ad aghi ricamato, leggeri se si
pensa che misurano una buona quarantina di centimetri…
Si va a cena, chi a piedi chi in auto, in un buon ristorante dalla parte
opposta del lago e si rientra dopo un paio d’ore. Il programma
stringe, è in calendario la comunicazione di Cristina Di Nardo,
Sigrid Bannier ed Eva Basile sulle associazioni di feltrai europee:
si parla di Filti, FiltNetzWerk e.V. e della IFA, oltre che delle prossime
iniziative di Coordinamento Tessitori. I presenti, per quanto stanchi,
dopo la lunga giornata di lavoro e la cena abbondante, partecipano attenti,
ponendo domande e facendo proposte. Prende poi la parola Agostina Zwilling
illustrando il progetto di sostegno del lavoro femminile in aree rurali
dell’Afganistan. Il marito Gösta estrae molti frammenti ricamati
che vengono acquistati dalle persone presenti e che fanno parte di un
progetto espositivo di collaborazione fra donne afgane ed europee. Fili
di donne europee andranno a colloquiare con quelli delle donne afgane
in modo da ottenere delle opere che concorreranno per una esposizione
internazionale.
Nel frattempo il comune di Barcis ha organizzato una serata musicale,
nel piazzale antistante. Sono pochi coloro che hanno ancora fiato per
parteciparvi: un gruppetto allegro e un po’ nottambulo si butta
nelle danze, trascinato da Andrea, il giovane collaboratore del Gruppo
Colle.
5°
giorno
La giornata conclusiva vede giungere i visitatori, abitanti del paese
e delle località circostanti, tessitori ed appassionati da città
più o meno vicine.
Il teatro di pupazzi di Barbara Viel incanta i presenti, poi convergiamo
nel campo sportivo, sotto un comodo tendone che protegge dai raggi del
sole: è una giornata torrida, finalmente.
Un tavolo è stato allestito per la realizzazione collettiva dello
striscione per Barcis, le lettere che compongono i nomi di Feltrosa
e del paese sono disegnate prima e poi composte con lana bergschaf messa
a disposizione dall’Associazione Arti Tessili. Una trentina di
persone partecipano all’evento, aggiungendo decorazioni, figure
e procedendo all’infeltrimento. Si inizia cadenzando il lavoro
con canti, ma non sono molte le canzoni note a tutti, Bella ciao, qualche
canto di lavoro, dei quali però i testi non sono noti a tutti…
quando si passa alla follatura il ritmo è scandito in modo più
efficace: vengono percossi tutti gli oggetti reperibili, le bacinelle,
qualche mestolo, un coperchio. La fatica viene divisa fra molti, il
caldo e la lana fanno il resto, in meno di un’ora l’opera
è compiuta e ci affolliamo attorno al tavolo del buffet.
I saluti finali sono calorosi, poi, un po’ per volta, chi deve
recarsi in stazione o all’aeroporto si fa accompagnare, gli altri
salgono sulle auto, a gruppetti, per rientrare alle rispettive città.
Ci salutiamo dandoci appuntamento a Prato, nel 2010. Qualcuno suggerisce
di organizzare un evento prima di quella data.
Chissà, mi auguro che le attività feltrosiane che Cristiana
Di Nardo ha accettato di coordinare a nome del CT a partire dall’autunno
riescano a canalizzare tutte queste energie…!
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